domenica 4 dicembre 2011

Moria di cernie, colpa di un virus.

   Proprio oggi un amico mi parlava di una pesca miracolosa, un "dotto" (cernia dorata) di oltre 10 kg.
Non voleva sbottonarsi sulla tecnica utilizzata per il recupero dell'animale, ma già da un mesetto sentivo di una certa moria di cernie.
-"L'hai trovata a fior d'acqua?"
Pochi secondi di smarrimento si son fatti largo negli occhi del mio amico, conclusi poi con:
-"Perché...? Fanno male se vengono mangiate?" 
  Purtroppo sono davvero tante le cernie recuperate a galla dai pescatori in questo periodo, e non è davvero un buon indice di salute per il nostro mare.
  La colpa è del virus...


VNN (Virus Nervous Necrosis) o Nodavirus, un virus ad RNA del diametro di circa 25nm.
  Questo virus colpisce pesci di diverse specie e già nel 1990 fu studiato da Yoshioshi ed Inoue sui Pesci Pappagallo Giapponesi, sterminati da tale malattia.
Il virus si trasmette sia orizzontalmente (animali facenti parte della stessa comunità) sia verticalmente (da madre a figli), ed è riscontrabile sia negli adulti che nelle uova, fattore che probabilmente favorisce la diffusione virale.
I primi ad essere colpiti, comunque, risultano essere gli esemplari giovani.
Una volta contratto il virus, il pesce sviluppa una encefalopatia (o retinopatia) virale, che necrotizza tessuti nervosi centrali e l'encefalo, portando l'animale a dimostrare una perdita di appetito, una difficoltà sempre crescente nel nuoto associata a spasmi ed un ingrossamento della vescica natatoria che li porta ad affiorare in superficie.
In alcune specie ed in esemplari giovani, si ha una colorazione piu' scura del normale della pelle ed una parziale cecità.
A livello istologico, una vacuolizzazione è riscontrabile nel midollo spinale,  nell'encefalo, nel cuore, nelle branchie, nei muscoli e nella retina (retinopatia spongiforme).
Negli esemplari contagiati, purtroppo, ha una mortalità molto prossima al 100%.
L'ingestione da parte dell'uomo di carni contagiate da tale virus sembra essere priva di rischi (non provocherebbe zoonosi), comunque è sempre consigliato cuocere a lungo l'animale.
  L'arrivo di questa virosi sulle coste salentine è l'ennesima cattiva notizia per la vita sottomarina della zona, che si associa ad una pesca indiscriminata e mal regolata (vedi cianciolo o "chiangi") che sta determinando una completa scomparsa di intere specie da queste acque.
  Le cernie erano tra le poche specie che si riuscivano a salvarsi da queste stupide tecniche di pesca, perché per loro natura tendono a restare intanate ed a evitare le reti, ma evidentemente Madre Natura ha deciso di punirci  per il nostro cattivo comportamento.
Ora manca solo l'invasione di cavallette.



BIBLIOGRAFIA
YOSHIKOSHI, K. and INOUE, K. (1990), Viral nervous necrosis in hatchery-reared larvae and juveniles of Japanese parrotfish, Oplegnathus fasciatus (Temminck & Schlegel)

Piscine Nodavirus Infection in Asia
Department of life science and Institute of  Zoology, National University of Taiwan


Vacuolating encephalopathy and retinopathy
associated with a nodavirus-like agent: a probable
cause of mass mortality of cultured larval and
juvenile Atlantic halibut Hippoglossus hippoglossus

Sindre Grotmol l ~ * ,Geir K. ~ otland Kristin ~ horud Brit K. Hjeltnesl

22 Maggio 1997

1 commento:

  1. ottima delucidazione.

    direi: "Menomale che noi le mangiamo con i tubetti in brodo, la cottura a 100 gradi è d'obbligo."

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